martedì 17 giugno 2014

Il secondo settennio della vita umana: i sette anni


Il secondo settennio della vita umana:

i sette anni

 

 

“Come per la prima infanzia <> sono le parole magiche dell’educazione, così per gli anni ora in questione esse sono: <>. L’autorità naturale e non imposta … Dove manca la venerazione deperiscono le forze vitali del corpo eterico.”.

 

Rudolf Steiner Educazione del bambino e preparazione degli educatori   ed. Antroposofica Milano 1965 pagg. 30 e 31

 

 

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A sette anni ha inizio il secondo settennio della vita umana, quello che va dai 7 ai 14 anni.

E’ questo il momento in cui si conclude nel bambino la formazione e l'organizzazione del suo corpo fisico, quello che ormai non soggiace più alle forze ereditarie. Da questo momento in poi, ogni singolo essere umano avrà il proprio corpo fisico, i propri organi fisici, sui quali agiranno forze proprie durante l’intera vita. Il cambio dei denti, che impegna un tempo variabile da bambino a *bambino, ne è il segno.

Il bambino di sette anni ora può disporre delle sue forze eteriche, che, fino a questo momento impegnate nel plasmare gli organi fisici, si liberano dal compito “biologico” e, rese indipendenti, ora si mettono a disposizione per l’apprendimento, per assolvere un compito “culturale”. Le forze eteriche, dunque, prima utilizzate per la formazione di un sano corpo fisico, ora diventano pronte per essere utilizzate per la formazione di un sano intelletto.

La precoce scolarizzazione, che oggi giorno è tanto diffusa nel mondo, almeno quello che accoglie i comportamenti occidentali, è a discapito della formazione dell’organismo fisico, cui vengono sottratte delle forze eteriche, quelle cui  il bambino è costretto ad attingere per l’apprendimento.  Bisogna saperlo. Steiner dice come molte malattie in età senile dipendano da questo, anche se non se ne individua il nesso. *

Le forze eteriche esplicano ora la loro nuova funzione, ossia quella di mettersi al servizio dell’intelletto, funzione che certo non è meno importante di quella della salute degli organi fisici, grado a grado. Grado  a grado.   Dobbiamo prenderne coscienza: grado a grado!  Ciò impone che l’insegnamento ne tenga conto e vi si conformi. Ogni materia di studio, ogni argomento trattato richiede un andamento apparentemente lento, di fatto molto ben concentrato, come un seme in cui molto è racchiuso che deve ancora germogliare, un insegnamento che proceda per giuste immagini e che pertanto corrisponda al  naturale processo di crescita dell’infanzia e dell’adolescenza, e lo accompagni con adeguato equilibrio: senza inutili anticipazioni ma senza neppure lentezze e soprattutto senza  omissioni.  Le omissioni * vanno considerate con grande serietà, perché il recupero postumo di quanto è stato omesso nell’apprendimento è cosa che solo adulti dotati di forza di volontà possono effettuare, ciò determina una sorta di “menomazione culturale” nella stragrande maggioranza degli individui, che va a discapito dello sviluppo di alcune attitudini.

Ogni apprendimento precoce * richiesto al bambino del secondo settennio, ora che peraltro anche la forza dell’imitazione va esaurendosi in lui, invece lo sottopone a sforzi, che sia che egli manifesti in modo visibile sia che sfuggano all’occhio dell’adulto, tuttavia incidono in modo non salutare sui quattro corpi costitutivi del bambino, che sono organi in formazione.

Ora, se consideriamo l’intero arco del secondo settennio, dobbiamo sapere che il bambino vive nell’intima certezza che il mondo è “bello”. E di questo si deve avere altamente cura nell’educazione e nell’insegnamento.

 Con il cambiamento dei denti, infatti, come si è detto, diminuiscono le forze d’imitazione che andranno progressivamente scomparendo e cresce, nel bambino, il bisogno delle forze di immaginazione.  Mentre, in lui, si vanno sviluppando i rapporti tra i tre sistemi: sistema circolatorio, metabolico e respiratorio, cresce il bisogno di ritmo, di musicalità.

Alle forze plastiche, forze che agiscono dall’interno e alle quali il bambino deve la sua formazione corporea si aggiungono le forze musicali che provengono dal cosmo.  Forze musicali che unite alle forze plastiche fanno di lui un artista: se prima egli era uno scultore, ora potremmo dire che diventa un pittore.

Il bambino, dalla seconda dentizione alla pubertà è un “artista”, dice Steiner: come nel primo settennio il bambino, gli dice, è un “homo religiosus” * , così  durante il secondo settennio, egli è un artista, e, come tale, necessita che ogni tipo di insegnamento gli venga dato in modo “artisticamente formato”*.

Ogni adulto dovrebbe ricordarsene e parlare al bambino non in modo intellettualistico ma immaginifico.

In questo periodo della vita umana non si deve imporre l’intelletto, ma lo si deve suscitare. Pertanto tutto l’insegnamento e il modo di trattare il bambino nella vita di ogni giorno, va fondato su due elementi fondamentali: l’immagine e il ritmo.

E’ dalla copiosità delle immagini che il bambino riceve e dalla loro natura di verità, che nasce la sua intelligenza. Immagini connesse con il reale destano la facoltà del pensare, di un pensare che non diventerà astratto ma resterà aderente alla verità del mondo. Non immagini escogitate, artefatte, di pura invenzione, ma immagini che nella loro essenza corrispondano al Vero.

Le immagini che hanno una grande forza, un forza magica e terapeutica, nell’animo del bambino che varca la soglia del secondo settennio sono innanzitutto quelle delle fiabe, delle fiabe classiche. Quelle di Jacob Ludwig Karl Grimm e Wilhelm Karl Grimm, i fratelli Grimm, i due linguisti tedeschi che nell’ottocento raccolsero e rielaborarono le fiabe e le saghe della tradizione orale tedesca. Quelle di  Aleksander Afanasiev , il linguista russo che seguì le tracce dei fratelli Grimm. Aveva studiato in modo approfondito le loro opere e ne comprese il valore religioso e mitologico. E quelle di Peter Asbjørnsen  e Jørgen Engebretsen Moe, noti come  i Grimm di Norvegia, che pubblicarono   le bellissime «Norske Folkeeventyr». Tutte le fiabe, anche quelle di Calvino, di Anfersen di Perrault e fiabe provenienti da varie parti del mondo, sono racconti che ogni bambino del mondo dovrebbe poter ascoltare in gran quantità e anche ripetute volte. Ma, contrariamente a quanto si possa ritenere, esse vanno raccontate sempre tenendo conto di quel “grado a grado”! Pertanto vanno selezionate secondo l’età del bambino e secondo la maggiore o minore complessità dei simboli ivi contenuti. Poiché il principio è sempre il medesimo, già detto precedentemente a proposito del  nono anno e del passaggio ad esempio dalla musica pentatonica alla diatonica: ossia il bambino può accogliere tutto e anche saperlo riprodurlo con gioia e soddisfazione, ma ciò avviene in superficie e niente attecchisce nelle profondità della sua anima se i tempi non sono quelli maturi, se il terreno, possiamo dire, non è arato e nulla di eventuali futuri sviluppi si potrà verificare. Ciò è molto più grave di quanto appaia, poiché nessuno può sapere in anticipo quali effetti positivi e fino a che punto un insegnamento che coinvolga interamente il bambino possa avere.

Le fiabe, essendo sorte dall'antichissima facoltà "chiaroveggente" dell'umanità primitiva, hanno un carattere di universalità: gli eventi narrati si svolgono in un tempo senza tempo e in luoghi non definiti. Ciò le rende la forma letteraria più adatta da narrare ai bambini di sette anni, che ora cominciano ad avere una prima consapevolezza della propria discesa nel mondo fisico, proprio perché ora possiedono un corpo fisico completo tutto proprio. L’appartenenza simbiotica al cosmo li aveva sorretti finora, ora deve sorreggerli la memoria di tale appartenenza. E se ci teniamo aderenti alle interpretazioni di coloro (Steiner) che nella fiaba classica, quella che affonda le sue radici nella notte dei tempi, vedono i nessi con il destino umano e con i rapporti uomo-cosmo e vi vedono le immagini potenti delle grandi lotte dell’anima umana che percorre le diverse esperienze della sua evoluzione e vive i forti sentimenti interiori imposti dal suo stesso cammino, allora siamo consapevoli che il racconto delle fiabe classiche, nel momento in cui il bambino, abbandonata la prima infanzia, entra in una nuova fase, in un nuovo settennio, in un primo e intero approccio col mondo che lo circonda, sono l’antidoto sicuro ad ogni smarrimento interiore e inespresso della sua anima. La fiaba è una “garanzia” per il futuro: essa agisce fin nel profondo dell’anima infantile placando timori, rispondendo a domande, preparando la via al passaggio del fatidico Rubicone…

Non a caso durante l’intero anno di prima classe il programma Waldorf inserisce il racconto della fiaba.  Il racconto della fiaba accompagna l’intero anno scolastico.  

© rosalia de vecchi

 

                                                                                                                                                                                                                   

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5 commenti:

  1. Rosalia, complimenti di nuovo: sto scorrendo il tuo blog perchè mi sto per trasferire nel nord della Germania con due bambini di 2 e 7 anni e sono alla ricerca di letture che li aiutino a contestualizzare il nostro muoverci verso una regione sconosciuta e tanto diversa dalla nostra.
    Vorrei che, il grande in particolar modo, iniziasse ad immaginare la bellezza dei luoghi lungo il Reno che ci ospiteranno. Potresti darmi qualche suggerimento su alcune letture adatte ad un bimbo di 7 anni appena compiuti? Tra le stesse favole dei Grimm, quale potrei approfondire e quale tralasciare per il momento? A noi piace leggere i miti greci e latini, posso iniziare ad introdurlo alla mitologia norrena in modo leggero e giocoso? Grazie sin d'ora per l'aiuto e di nuovo complimenti per il blog.
    MV

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  2. Scusami innanzitutto se ti rispondo con ritardo, ma ho letto solo cinque minuti fa il tuo commento, poiché in questo periodo entro nel blog raramente, ma se ci sono richieste, sono pronta a cercare di rispondere a chi chiede.
    Per quanto riguarda i sette anni, ho scritto qualcosa nel blog, precisamente nell'articolo intitolato la fiaba a sette anni, anche se ne ho parlato in generale.
    Vi leggerai anche che la scelta dell'argomento da narrare deve avere dei margini di libertà che l'adulto deve gestire in relazione al proprio bambino, a se stesso, alla situazione. Lì sono indicate alcune fiabe che vengono considerate le più adatte ai sette anni.
    Per quanto riguarda le favole, che non sono fiabe, anche se oggi si tende a chiamare un po' tutto favola, (questo chiarisco nel blog) e il mito, come tu stessa potrai leggere nei vari articoli per età, sono racconti che, se si vuole che agiscano fin nelle profondità dell'animo infantile, allora li si deve raccontare secondo le necessità interiori dettate dall'età. Certo che il bambino può ascoltare racconti brevi della mitologia nordica o d'altro e ne potrà ricevere piacevolezza, ne potrà essere affascinato, specie poi se l'adulto racconta in modo da "rapirlo", ma il rischio ( ed è un rischio reale) è che non ne riceva alimento per la vita, ossia ne accolga solo una parte. Poi magari quando sarà più grandicello e avrà sviluppato le facoltà necessarie ad accoglierle in tutto il loro nascosto e profondo signignicato, non vi presterà che un'attenzione superficiale poiché inconsciamente o coscientemente egli sa di conoscerle già, non si disporrà ad ascoltarle con quell'incanto dato dalla curiosità mista all'interesse per la scoperta, sentimento questo che prepara l'animo infantile ad accogliere il vero significato di ogni tipo di racconto, dalla fiaba al mito, dalla favola alla leggenda...L'effetto del significato profondo di un racconto ha maggiori possibilità di dar frutti nella vita se il bambino si trova nelle condizioni adatte a riceverlo nella sua interezza, un po' come l'esempio del seme gettato nel solco ben arato che difficilmente disperde la sua possibilità di germogliare.

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  3. Invece, per quanto riguarda l'accompagnare i tuoi bambini ad accogliere nel modo più bello il trasferimento nei luoghi lungo il Reno, il farglieli già apprezzare ed amare, potresti tu stessa prima documentarti bene su di essi e poi parlare ai bambini della bellezza dei luoghi: gli alberi, i fiori, gli animali, le case come sono fatte nei paesetti e nelle grandi città che il fiume bagna... Soprattutto del mondo vegetale ed animale che vi vive o vi è vissuto, ma anche dei minerali, del clima, e qui possiamo cercare brevi racconti in merito.
    Steiner parlava di una materia che in italiano si indica con l'espressione "vita pratica" da introdurre fin dalla prima elementare e che consiste nella conoscenza diretta del luogo e delle abitudini in cui il bambino vive.
    Peraltro, in Germania, dove le scuole Waldorf sono nate e dove oggi sono in maggior numero rispetto agli altri paesi, con ogni probabilità troverai più facilemente materiale adatto.
    Io mi permetto di suggerirti di rileggere i passi del blog che parlano dei sette anni e del bambino in età prescolare. Potrai così tu stessa prendere le mosse per cercare ad esempio libri delle fiabe nominate, che in tedesco troverai di certo, con illustrazioni molto belle com quelle di https://www.google.it/#q=angela+koconda.
    Se potrai darmi i nomi dei luoghi dove andrete anch'io cerco qualcosa di più specifico. Intanto, però potrai parlare al tuo bambino più grandicello del fiume in generale, della vita e della bellezza di un fiume, dalle sorgenti al mare, in modo semplice, ma che comprenda come un fiume scorrendo tra vari luoghi porti la vita a tutte le creature che vi vivono e sia per loro occasione di reciproco scambio umano e di merci. Già questa immagine dovrebbe esser potente.

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  4. La fiaba non si riferisce mai ad un luogo e ad un tempo definiti, infatti la si dovrebbe iniziare, ( non so se hai leto questo) dicendo : c'era una volta... o chissà forse non c'era... Questo perché va al di là della temporalità e della spazialità, avendo invece legami con una realtà che li trascende, perciò, per guidare i bambini verso il cambiamento, io vedo in varie fiabe l'elemento del passare di luogo in luogo che è diventa poi un arricchimento per il protagonista.
    Anche in La pioggia di stelle c'è il coraggio dell'attraversamento del bosco e dell'incontro... ad ognuno la bambina dà qualcosa di proprio, infine riceve la pioggia di scudi d'oro.
    La fiaba può esser sempre vista da almeno 12 punti di vista.
    Ecco, Kaiseki, spero di esserti stata utile.
    Ad ogni modo, qualora volessi farmi altre domande , sappi che sarò sempre lieta di poter corrispondere alle tue richieste.
    un caro saluto lia

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  5. dovresti leggere per avere qualche idea in merito alle tue domande gli articoli che si trovano nel blog "riflettiamo di pedagogia!" i primi articoli che parlano appunto della fiaba.

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